GAYA è una ragazza, all'apparenza fragile, che si rivolge direttamente al pubblico per narrare in prima persona la scoperta dei suoi sentimenti: a partire da una infanzia tenera e buffa fino al momento in cui questa si trasforma in un'adolescenza goffa e turbata, all'interno di una famiglia incapace di comprendere la sua realtà, e poi ancora finoon alla consapevolezza di sé e della propria omosessualità. E' a questo punto che lo spettacolo, prima sciolto e divertente, si fa via via sempre più intenso ed emozionante.
Raccontare la propria storia è per lei l'occasione per far sapere cosa vuol dire sentirsi "sbagliati", le difficoltà che si possono incontrare nel rapporto con gli altri, a partire da chi è più vicino, del dolore di dover tenere nascosti i propri sentimenti per il timore di essere derisi, scherniti o perfino picchiati e in ogni caso emarginati, e di come questi, prepotentemente, un giorno possano esplodere e sbocciare in un amore bello e intenso come qualunque altro amore.
Gaya può certamente essere considerato anche un contributo emozionale contro l'omofobia, ma il nostro desiderio è anche quello di riuscire ad attivare, soprattutto con i giovani, una riflessione su come la diversità, per nostra fortuna, riguardi ogni più piccolo elemento della nostra vita. Gaya, "attenzione fragile", testo e regia di Giuseppe di Bello, si rivolge direttamente senza infingimenti ai giovani, per narrare in prima persona il percorso di maturazione di una fragile ragazza dall'infanzia difficile, all'interno di una famiglia incapace di comprendere le difficoltà della giovane, sino alla consapevolezza di se e delle proprie emozioni.
Il racconto, interpretato in modo intensamente espressivo da Naya Dedemailan Rojas Alvarez, porta gli spettatori soprattutto giovani a riflettere su un tema considerato tabù dalla nostra educazione, trasportandoli oltretutto alla radice della nascita dei sentimenti più intimi.
La scoperta di una diversità vista come una colpa, la paura di parlarne con il padre, la benevola e incolpevole riluttanza della madre, le prime pulsioni, il primo innamoramento, l'accettazione consapevole di una normalità, sono viste come un percorso naturale che porta la protagonista alla felicità di vivere liberamente la sua sessualità, pur nel rimpianto di non avere comunicato con il padre. Il racconto poi pone l'accento su problematiche che non riguardano solo i generi ma ciascun aspetto di relazione di ognuno di noi con le cose di questo mondo.
La vita di una ragazza, e nel racconto quella di altri suoi coetanei che ogni giorno vivono le stesse difficoltà e spesso le stesse umiliazioni per ciò che è naturale come l'amore, si sposa efficacemente con la necessità di far comprendere agli adolescenti, ma purtroppo anche a molti adulti, come la diversità sia una forma di ricchezza interiore men che meno una colpa.