La storia è quella di Tomaso, figlio di genitori separati che del padre ha solo il ricordo del piacere condiviso rispetto all’epopea del West ; si veste con un completo da cow-boy da lui regalatogli ed ama un vecchio cartone animato Sam ragazzo del West, appunto, che guarda sempre alla televisione.. Forse anche per questa sua passione è evitato dai compagni di scuola che sono fans dei personaggi dei cartoni animati contemporanei. Ma un giorno la televisione si guasta e questo costringe Tomaso a trovare passatempi diversi. Grazie a uno di questi – la costruzione di una capanna in un giardino abbandonato - ha l’opportunità di diventare amico di Carolina, una bambina di poco più grande di lui, che lo instraderà al recupero positivo del rapporto con gli altri e del gioco di fantasia, ed alla lettura dei libri.
Nel testo scorrevolissimo ed efficace di Giuseppe Di Bello, trovano posto l’educazione sentimentale, il valore dell’amicizia, il rapporto con i genitori, l’amore per i libri, l’importanza dell’immaginazione e il gioco fantastico, spesso non più praticato a causa del sempre maggiore rapporto che lega il singolo bambino ai dispositivi tecnologici che lo circondano. La colonna sonora ricorda i migliori film dell’epopea del West e sottolinea il mondo che Tomaso comincia a ricreare dopo la “morte” del televisore: chi di noi, uscendo dal cinema, dopo aver visto un film di Sergio Leone , non ha per un attimo socchiuso gli occhi cercando il proprio cavallo, facendo tintinnare gli speroni? La scenografia essenziale (un solo baule in scena, che diventa letto, cavallo, duna,…) fa da spalla all’attenta ed ottima interpretazione di Marco Continanza, che riesce ad essere il piccolo Tomaso senza abbandonare il suo essere adulto (e anche grande e grosso!), cosa rara nel teatro, dove spesso rappresentare i bambini vuol dire vocine e atteggiamenti infantili.
Uno spettacolo davvero per tutti - dai 6 ai 90 anni – anche grazie all’incipit : la sigla di Sam ragazzo del West - interpretata dall’indimenticabile Nico Fidenco - cartone animato trasmesso per la prima volta da Rete 4 nel 1982. I più vecchi l’avranno sentita come nonni o come genitori, ai più giovani (i quarantenni) ricorderà la loro infanzia e gli spettatori giovanissimi, ai quali è davvero dedicato “Toma e Carolina”, anche se la musica non ricorderà loro nulla…beh, si godranno questo spettacolo.
NICOLETTA CARDONE JOHNSON
La recensione è stata pubblicata su Eolo - rivista online di teatro ragazzi.
Con il testo e la regia di Giuseppe di Bello, Marco Continanza porta in scena la storia di “Toma e Carolina”.
E questo è anche il titolo del nuovo spettacolo di Compagnia Anfiteatro, pensato per un pubblico dai 6 anni e per le famiglie, che debutta al “Festival Segnali” di Milano, importante momento di confronto con gli operatori teatrali italiani, il 5 maggio prossimo, nella Sala Teatranti del Teatro Bruno Munari.
Quella di “Toma e Carolina” è una storia in cui il protagonista (Tomaso con una emme) incarna molti temi: la solitudine, il rapporto tra padre e figlio, la presenza invasiva dei digital devices. Ma, soprattutto, lo spettacolo è un inno all’amicizia, all’incontro con l’altro (nel nostro caso Carolina), alla riscoperta di un sé fatto di corpo e di mente, che pensa e immagina. È un passo a due – quello di Toma e Carolina – dall’immaginario televisivo al mondo dell’immaginario creativo.
È in rete il sito di Anfiteatro, completamente rinnovato nella grafica e nei suoi contenuti.
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